sabato 25 luglio 2009

Accuse dal «Foglio», caso Marino nel Pd

Il giornale: lasciò l’università Usa per note spese truccate.
Brutto risveglio per il senatore Ignazio Marino, che solo due giorni fa aveva presentato a Milano il suo programma per la segreteria del Pd. Per il cardiochirurgo proiettato verso la battaglia congressuale di ottobre — dove se la dovrà vedere con Dario Franceschini e con Pier Luigi Bersani — è stata indigesta la lettura del Foglio diretto da Giuliano Ferrara che ha pubblicato in forma integrale un documento riservato datato 6 settembre 2002: è la lettera- fax con la quale l’amministrazione dell’Università di Pittsburgh avrebbe imposto a Marino di dimettersi senza condizioni da tutti gli incarichi legati alla prestigiosa Upmc, compreso quindi il centro trapianti Ismet di Palermo fondato dal futuro senatore del Pd nel 1999 in collaborazione con il colosso medico della Pennsylvania.

Motivo dell’improvviso quanto inaspettato allontanamento, spiega con stile ruvido Jeffrey A. Romoff nel testo scovato dal Foglio, alcune «irregolarità amministrative » che poi vengono quantificate in 8 mila dollari di rimborsi spese, accumulati nel corso di quasi dieci anni, ritenuti irregolari perché basati su ricevute presentate in copia alla stessa amministrazione sia in Italia sia negli Usa. «Tutto fango, probabilmente la sua candidatura dà fastidio a qualcuno», risponde il quartier generale del senatore lasciando intendere che l’imbeccata americana al Foglio potrebbe essere partita proprio da dentro il Pd. Al comitato Marino spiegano poi che si tratta di un doppio rimborso pagato per un errore dell’amministrazione di Pittsburgh del quale Marino avvisò con una lettera i contabili: e alla fine gli avvocati dell’Università e del professore avrebbero stralciato il capitolo note spese dal documento finale che ha sancito il divorzio tra Marino (passato all’Università di Filadelfia dal 3 settembre 2202) e l’Upmc.

Il Foglio, tuttavia, sostiene di essere in possesso della lettera controfirmata dallo stesso Marino come accettazione delle condizioni imposte da Pittsburgh mentre il professore replica che quella copia è solo un fax controfirmato per ricevuta senza alcun valore legale. Il Foglio insiste: e ricorda tra l’altro che l’allontanamento del cardiochirurgo dall’Ismet provocò l’indignata reazione del sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, ma non quella del collega Carlo Marcelletti, scomparso il 7 maggio del 2009, che disse: «Marino doveva raccontare la verità prima di andarsene e non lo ha fatto». Il caso è tutto politico. Pier Luigi Bersani: «Conosco da tempo Marino, ne ho grandissimo rispetto e stima. Non so se lui risponderà o vorrà precisare e non so neppure da dove arrivino questi documenti, ma per come l’ho conosciuto voglio ribadirgli la mia stima».

La squadra di Dario Franceschini si affida a una dichiarazione di Mario Adinolfi: «Non dobbiamo permettere a elementi esterni di avvelenare i pozzi del congresso. Si tenta di sporcare l’immagine di uno scienziato di indubbia fama che è una risorsa preziosa di questa sfida interna al Pd, con un metodo che non è degno dell’elegante quotidiano di Giuliano Ferrara ».

Nessun commento:

Più popolari