mercoledì 6 febbraio 2019

Il Giorno del Ricordo. Il contributo di vite umane di Foggia e provincia.

                                                 

Il 10 febbraio si celebra "Il Giorno del Ricordo". Fu istituita con la legge del 30 marzo del 2004 
n.92, per conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle Foibe, dell'esodo delle popolazioni giuliane/dalmate dalle loro terre .
Si ricordano anche i Martiri Triestini ed il nostro concittadino, il foggiano Leonardo Manzi ucciso dalla polizia inglese insieme ad altri patrioti italiani, con il tricolore fra le mani. A Trieste si  manifestava contro l'esercito di occupazione anglo americano e contro l'annessione di Trieste alla Jugoslavia.

Tra il 1943 ed i primi anni cinquanta vi furono da parte dei comunisti jugoslavi titini tante 
persecuzioni nei confronti degli italiani che vivevano nelle zone di confine istriano.
Il massimo punto di crudeltà fu attuato attraverso " l'infoibamento" .
Le foibe, ovvero degli "inghiottitoi", caverne di materiale carsico.
Si legavano gruppi di italiani , uniti tra loro con un fil di ferro .Si apriva il fuoco soltanto sui primi due o tre i quali, precipitando nell'abisso, trascinavano con sè gli altri sventurati condannati a sopravvivere per giorni sui fondali di queste voragini. 
Questa era la rappresaglia organizzata dal boia comunista jugoslavo Tito. I suoi soldati facevano irruzione nelle case dei civili inermi che venivano caricati su dei camion e venivano trasportati verso l'orlo della Foiba.
Solo da qualche anno  si conosce il contributo che ha dato la Puglia in termini di vite umane infoibate .
Spicca quello relativo a Foggia e la sua provincia. 
Ecco un elenco sicuramente incompleto, tra questi Carabinieri , qualche rappresentante del clero,finanzieri  e semplici cittadini.   

Foggia.
Mininno Michele ( Apriconza)
Spadaccino Francesco
Gianna Severino
Le Grazie Vito
Terlingo Gennaro
Cosentini Anna
Ruggero Pasquale
Conte Mario (lapide Questura di Trieste)
Flumeri Carmine
Amadori Benito Enea (Meldola)

Cerignola
Rano Luca
Alfieri Francesco
Panebianco Sante
Quinto Vincenzo

Manfredonia
Castriotta Cosimo
Di Stasio Giuseppe
Montella Nicolò

San Severo
Di Genova Nicola
Di Stasio Mario
Toma Severino
Romano Guerino
Spinosa Felice

Ascoli Satriano
Tolve Gerardo
Coletta Francesco

Casalnuovo Monterotaro 
D'alessio Matteo

Margherita di Savoia
Battaglia Francesco

Ortanova
Lacoppola  Gregorio
Netti Natale
Mennea Antonio

Panni
Cacchiotti Rocco

Peschici
Mancini Michele

Sannicandro Garganico
Giana Francesco
Grana Saverio
Grana Vincenzo
Vocale Vittorio

San Marco in Lamis
Delle Vergini Antonio
Napolitano Michele

Sant'Agata di Puglia
Cella Romolo

Serracapriola
Capuano Antonio
Porzio Fortunato

Torremaggiore
Celeste Angelo
Di Pumpo Emilio

Isole Tremiti
Davino Camillo

Trinitapoli
Sarcina Luigi

Vico del Gargano
Di Giorgi Giovanni
Tavaglione Nicola

Vieste
Cavaliere Francesco
Cariglia Francesco
Vescera Vincenzo ( Lapide Questura Trieste)
Chieffo Gianbattista. 



PRESENTI!




Più di uno storico sostiene che a Trieste, Gorizia, Pola e Fiume non si ebbe una violenza spontanea della popolazione slava contro quella italiana bensì una repressione che veniva imposta dall’alto.
 L’obiettivo principale delle autorità jugoslave era quello di ripulire il territorio da tutti i soggetti che potevano mettere in discussione la saldezza del nuovo dominio e ordine mondiale così da  incrinarne l’immagine di compattezza. Erano quindi gli italiani che potevano creare problemi. Il modello repressivo applicato («terrore rivoluzionario») fu uno dei più aspri del dopoguerra europeo attuato da un rappresentante di un regime comunista.Il tutto si connotò come una pulizia etnica. 


Il dittatore  Comunista Jugoslavo Tito aveva ottenuto nell'ottobre 1969 il titolo di "Cavaliere di gran Croce al Merito della Repubblica Italiana" da parte dell'allora Presidente Saragat.

Il Presidente Sandro Pertini, tanto osannato e beatificato, fu grande amico del Maresciallo Tito e ne apprezzò sempre la sua valenza politica al punto di inchinarsi e baciare la sua bara per l'ultimo saluto al suo funerale nel maggio del 1980.(così raccontano le cronache dell'epoca che qualcuno contesta) 

Forse per questa sua vicinanza al dittatore comunista si devono le sue amnesie sulle foibe.  

Sarebbe doveroso, per rispetto nei confronti delle decine di migliaia di morti italiani, revocare questa che viene ritenuta una altissima onorificenza concessa dalla Repubblica Italiana ad un capo di Stato straniero per alti meriti.Non è un attestato di benevolenza qualsiasi ma il più importante riconoscimento che certifica virtù filantropiche,sociali e (udite,udite!) umanitarie. 
Qualcuno sostiene che non è possibile revocare le onorificenze ai deceduti perchè questi non  possono presentare una memoria scritta per potersi difendere.
In questo ambito la sentenza storica è stata già scritta. Il Maresciallo Tito è stato un assassino! 
Insieme alla proposta di legge presentata da Fratelli d'Italia per porre fine a questa assurdità, ci dovrebbe essere l'intervento del Presidente Mattarella che, con un atto di buon senso e di discontinuità nei confronti degli errori perpetrati dai suoi predecessori, revochi questo titolo di onorificenza.

In tal caso si farebbe un' opera di giustizia e nel contempo  si onorerebbero al meglio i tanti morti innocenti, per troppo tempo rimasti nascosti alla storia con una "Congiura del silenzio". 

Purtroppo in questi giorni vi sono stati anche dei brutali atti di negazionismo da parte dell'ANPI.
In tanti hanno preso posizioni contro questo atteggiamento fazioso e irriverente..
Ha preso posizione anche Giampaolo Pansa a riguardo, tanto da far risuscitare nello scrittore di Casal Monferrato,terminologie tipiche del miglior Giovannino Guareschi:

 "l'ANPI è un club di trinariciuti comunisti che dicono solo falsità".  

Atti vergognosi che vanno stigmatizzati, come del resto. ogni altro tipo di negazionismo storico.  
  



               Salvatore Valerio (Foggia)
         
            Componente Assemblea Nazionale
             
                     Fratelli d'Italia.



        




  

venerdì 1 febbraio 2019

Cultura ed Identità.

 Oggi (1 febbraio) con il Giornale in regalo il primo numero del Mensile  "Cultura ed Identità."
Il fondatore Sylos Labini  dice che è una pubblicazione  Alternativa al Radical chic e al politically correct.
"Vogliamo costruire contenuti."

Non si può che salutare con gioia ed interesse questa nuova proposta editoriale destinata a diventare un riferimento per quella Destra che vuol andare oltre il populismo ed avere come riferimento tutti quei contenuti che connotano da tempo questa area politica tra i quali il Sovranismo.

Le Idee che diventano Azione!

S.V


Più popolari