venerdì 14 agosto 2020

Foggia: il rito del "galluccio ruspante" di ferragosto.

 Oggi la mia mente è presa dal ricordo di un rito che per anni non è mai venuto meno in casa mia, almeno sino a quando fu in vita mio padre. IL GALLUCCIO di ferragosto.

Questo rito iniziava al mattino presto del 15 di agosto (data importante per Foggia in cui si celebra la Madonna dei sette veli). Il gallo doveva essere "sacrificato" . Il giorno precedente era stato acquistato al mercato. Ovviamente era una operazione che mio padre faceva a porta chiusa in quanto poteva lasciare qualche segno psicologico in noi bambini di casa. Ma la curiosità era tanta che si riusciva sempre a vedere questa operazione nel buco della serratura o aprendo senza farsi sentire la porta che rimaneva socchiusa. Si cercava  (così diceva mio padre) di rendere il trapasso meno cruento possibile.In tanti c'era l'usanza di far mangiare anche il sangue, (fritto o nel ragù) utile per i fanciulli anemici. Per mia fortuna quest'ultimo aspetto non veniva considerato.


Al netto di questo evento che non ha lasciato in me nessun strascico psichico o trauma in quanto  spiegato, a suo tempo, in una maniera corretta dal mio amato genitore, bisogna ricordare ( non me ne vogliano i  vegani) che questo è il periodo in cui il vero foggiano  mangia il "Galluccio" per tradizione.

Un tempo, come ho già avuto modo di ricordare, si comprava vivo. Nei giorni che precedevano il 15 di agosto, bastava farsi una passeggiata in via Lucera o via Manzoni (giusto per citare le strade più importanti) per trovare in bella mostra, i galletti ruspanti,  quelli che si allevano a terra tra le aie di campagna il cui sapore è più gustoso e diverso da quelli venduti già pronti nelle macellerie.

Oggi è più difficile trovare chi li vende.

Una cosa certa è che questa tradizione ,tutta foggiana, è risalente al mondo rurale; in qualche maniera l'animale rappresenterebbe un simbolo, quello del grano che è il cibo di cui preferibilmente si nutre. A testimoniare come era sentita un tempo la degustazione di questo animale da cortile , ci vengono in aiuto anche i proverbi.

" Chi magn gallucce e chi gnotte velen". ("Chi mangia il Galluccio e chi il veleno") Frase tipica delle persone meno abbienti , il più delle volte "terrazzani", che non avendo terreni di proprietà da coltivare o dei beni. Queste persone  non avevano la possibilità economica di festeggiare con il galluccio come si doveva, la più importante festa di Foggia. 

In altri termini si pone l'accento, attraverso questo proverbio, a quel divario tra ricchezza e povertà causa, da sempre, di diseguaglianza sociale.

E' proprio vero che la voce del popolo con i proverbi si tramanda nei secoli.

Buon ferragosto!


Salvatore Valerio

         

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