domenica 20 maggio 2018

Foggia . Nodo intermodale ,Hub o Terminal che dir si voglia , sembra una latrina a cielo aperto.

Foggia. Piazzale Vittorio Veneto . Chi esce dalla Stazione lo trova sulla destra.
Stiamo parlando del Terminal o "Hub".
Un'opera importante per la città di Foggia in cui fanno capolinea oltre che gli automezzi per il trasporto urbano dell'ATAF,  anche numerose Aziende di Bus che ogni giorno danno vita a numerose rotte  non solo locali e nazionali ma anche internazionali. Quindi una zona importante per un utenza che preferisce una viabilità su gomma. Una sorta di biglietto da visita per chi entra in città dopo essere sceso dal treno.
Secondo queste aziende private di Bus  l'utenza sarebbe davvero sostenuta con centinaia di migliaia di persone suddivise tra studenti,lavoratori e gente proveniente dalle zone limitrofe e di altre regioni come Molise e Campania.
Il nodo intermodale fu intitolato all'Onorevole Vincenzo Russo nel gennaio del 2017.

Oggi l'incuria e l'abbandono di una struttura importante che avrebbe dovuto collegare la stazione ferroviaria con il Terminal ( ma questo è un altro discorso)è sotto gli occhi di tutti.
Pensiamo che anche l'onorevole della Democrazia Cristiana,a cui è stata dedicata la struttura,avrebbe qualcosa da dire.
Sono nella stessa zona i locali della biglietteria  dell'ATAF ( Agenzia di Trasporti Urbani) e si parlò a suo tempo anche della possibilità di una  stazione dei Vigili Urbani.
Quando non è un dormitorio dei senza dimora risulta  essere una latrina a cielo aperto.
Sono state strappate vie anche delle fontanine.
Odore nauseante ed escrementi minano la salute pubblica oltre al decoro di una intera città.

Nella zona si parla di occupare un'area,  una aiuola di circa 12 metri,  per l'Istallazione di un Monumento ed una Locomotiva in onore dei nostri concittadini  martiri caduti nei bombardamenti del 1943.
La speranza che a fianco di queste belle e doverose iniziative ci sia da parte di tutti , ma in particolare della Istituzione Comunale, un controllo.
 Anche grazie ad un servizio di vigilanza privato.
Altre strutture cittadine senza controlli hanno fatto una fine ingloriosa , il Teatro Mediterraneo è un esempio.
Si chiede troppo?

PS.
Si ricorda che il nodo intermodale fu inserito nel "programma di stralcio regionale di Area Vasta-Capitanata 2020  dal costo di circa 5 milioni di Euro.

Salvatore Valerio
Foggia
Componente Assemblea Nazionale di Fratelli d'Italia.


Nodo Intermodale Foggia.



 
   
 Le fontane "scomparse"

martedì 1 maggio 2018

"L'uomo reale , che conta,è l'uomo che lavora." L'umanesimo del lavoro di Giovanni Gentile.

“All’umanesimo della cultura, che fu pure una tappa gloriosa della liberazione dell’uomo, succede oggi o succederà domani l’umanesimo del lavoro. Perché la creazione della grande industria e l’avanzata del lavoratore nella scena della grande storia, ha modificato profondamente il concetto moderno della cultura. Che era cultura dell’intelligenza soprattutto artistica e letteraria, e trascurava quella vasta zona dell’umanità, che non s’affaccia al più libero orizzonte dell’alta cultura ma lavora alle fondamenta della cultura umana, là dove l’uomo è contatto della natura, e lavora. Lavora da uomo, con la coscienza di quel che fa, ossia con la coscienza di sé e del mondo in cui egli s’incorpora. Lavora dispiegando cioè quella stessa attività del pensiero, onde nell’arte, nella letteratura, nell’erudizione, nella filosofia, l’uomo via via pensando pone e risolve i problemi in cui si viene annodando la sua esistenza in atto. Lavora il contadino, lavora l’artigiano, e il maestro d’arte, lavora l’artista, il letterato, il filosofo. Via via la materia con cui, lavorando, l’uomo si deve cimentare, si alleggerisce e quasi si smaterializza; e lo spirito per tal modo si affranca e si libera nell’aer suo, fuori dello spazio e del tempo; ma la materia è già vinta da quando la zappa dissoda la terra, infrange la gleba e l’associa al conseguimento del fine dell’uomo. Da quando lavora, l’uomo è uomo, e s’è alzato al regno dello spirito, dove il mondo è quello che egli crea pensando: il suo mondo, sé stesso. Ogni lavoratore è faber fortunae suae, anzi faber sui ipsius.
Bisognava perciò che quella cultura dell’uomo, che è propria dell’umanesimo letterario e filosofico, si slargasse per abbracciare ogni forma di attività onde l’uomo lavorando crea la sua umanità. Bisognava che si riconoscesse alche al “lavoratore” l’alta dignità che l’uomo pensando aveva scoperto nel pensiero. Bisognava che pensatori e scienziati e artisti si abbracciassero coi lavoratori in quella coscienza della umana universale dignità.
Nessun dubbio che i moti sociali e i paralleli moti socialistici del secolo XIX abbiano creato questo nuovo umanesimo la cui instaurazione come attualità e concretezza politica è l’opera è il compito del nostro secolo. In cui lo Stato non può essere lo Stato del cittadino (o dell’uomo e del cittadino) come quello della Rivoluzione francese; ma dev’essere, ed è, quello del lavoratore, quale esso è, con i suoi interessi differenziati secondo le naturali categorie che a mano a mano si vengono costituendo. Perché il cittadino non è l’astratto uomo; né l’uomo della “classe dirigente” – perché più colta o più ricca, né l’uomo che sapendo leggere e scrivere ha in mano lo strumento di una illimitata comunicazione spirituale con tutti gli altri uomini. L’uomo reale, che conta, è l’uomo che lavora, e secondo il suo lavoro vale quello che vale. Perché è vero che il lavoro è lavoro, e secondo il suo lavoro qualitativamente e quantitativamente differenziato l’uomo vale quel che vale.” 

(Gentile, Genesi e struttura della società”, XI, 9)

Più popolari