sabato 22 gennaio 2011

Il mio disagio.


Le cronache di questi ultimi giorni sono piene di fatti che io avrei potuto leggere tempo fa in quelle riviste che trovo spesso quando vado dal mio barbiere (...he si, nonostante la mia calvizie vado dal barbiere).
Avete presente quelle riviste , neanche tanto patinate, che mettono in bella mostra le "grazie" di certe ragazze (veline-letterine-chiamatele come meglio vi aggrada) che sono in vacanza in paesi tropicali con il loro uomo del momento.

Non avrei mai immaginato che si potesse raccogliere tutta questa immondizia avendo come attore principale il capo del Governo . Di quel Governo che anche grazie al mio voto ed al mio attivismo politico ho favorito la nascita.

Io comune mortale ed anche peccatore non giudico nessuno e non mi ergo a paladino della moralità, però devo ammettere che un certo senso di disagio (per non dire disgusto) lo provo. E come me, ce ne sono tanti.

Ci hanno riempito la testa con il fatto che non esistono più Valori, che bisogna uscire fuori dai vecchi schemi, che non esiste più la destra, la sinistra , il centro che siamo tutti pervasi dalla cosidetta "globalizzazione" che contiamo come Nazione sempre meno essendo tutti sotto l'egida dell'Europa intesa non come una entità comune per tradizione per cultura,religione (si diceva un tempo l'Occidente) ma solo una Europa intesa come concettualità economica.

Insomma un contesto di totale appiattimento in cui l'uomo di oggi spesso ha la tentazione di non partecipare alla vita politica anzi, di starne sempre più alla larga.

La cosa che mi da più fastidio è la gente con tanti scheletri nell'armadio "pontifica" su queste condotte immorali,che portano al "dissovimento della nostra società e bla bla bla..." salvo poi farsi garante della droga libera, dell'aborto, dell'amore libero tra lo stesso sesso etc etc.
Per non cadere nella tentazione di limitare il tutto ad un discorso "terra terra" cerco di "elevarmi" partendo da una disquisizione di natura filosofica. Voglio analizzare due aspetti dello stesso problema.Due personaggi della storia della filosofia.

Tommaso Moro e Niccolò Macchiavelli.
Il primo: per Tommaso Moro, in una società ideale la politica non può essere separata dalla morale, e chi la esercita deve rispettare, come tutti gli uomini, i suoi principi, i quali sono in pieno accordo con quelli del cristianesimo. Il politico che non è affidabile nella vita privata non lo sarà neanche in quella pubblica. Ogni attività è regolata da criteri morali.

Il secondo, Machiavelli: per avere prospettive di successo l'agire politico deve impiegare, in piena autonomia, la sua forza e la sua abilità senza l'intralcio di scrupoli morali. In tale concezione anche le crudeltà sono ammesse come mezzo contro chi si oppone al perseguimento dell'utile.Il "principe" è libero, anche dai principi della religione."Non si governa con i pater nostri" affermava.
Successivamente il letterato francese Andrè Mauroux sosteneva che : "non si fa politica con la morale".
Come potete constatare il discorso non è tanto facile a meno che non vogliamo buttarla sul "bunga bunga" "ruby" etc.
Ognuno di noi vive la vita con una sua concezione di moralità. Ci sono poi i dettami della religione cristiana che ci danno una strada , ma il concetto di moralità può essere tenuto presente anche prescindendo dalla fede religiosa. Diciamo una visione "laica" del discorso che si sta facendo.
Io ho la mia visione della vita che è lontana anni luce da queste cose.
Una visione della vita che basa il tutto sul "trittico" che non è mai venuto meno neanche nei momenti di crisi valoriale che viviamo ad ogni livello :
Dio, Patria, Famiglia. Ovviamente con connotazioni ancorate all'attualità.
Non sarà un "bunga bunga" o una "ruby" a far venir meno in me questi riferimenti valoriali che io ho trasmesso ai miei figli e che ritengo tra quei punti d riferimento che riusciranno a travalicare l'usura del tempo.

Salvatore Valerio

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