martedì 27 marzo 2012

Lavoro : meno burocrati più "Umanesimo".

Mentre il Governo è impegnato a far passare il concetto che l'art.18 e determinate tutele per il lavoratore sono superate sono obsolete in un momento di crisi come è quello che stiamo vivendo , mi vengono alla mente tante considerazioni da fare proprio a proposito del lavoro.La prima è che questo Governo parla di crescita, ma la crescita avviene quando si creano nuovi posti di lavoro. Oggi sento parlare solo di "come" poter licenziare, ma di come far lavorare specialmente i giovani non se ne parla o se se ne parla evidentemente sono io che non capisco in che termini possa tutto ciò avvenire.
La chiesa ieri  con Giovanni Paolo II,  ma anche adesso con Benedetto XVI  l'attuale , si impegna molto nel far considerare  il lavoro come un qualcosa di importante e dignitoso per l'uomo che diventa un tutt'uno con la famiglia .  Il lavoro quindi c’entra con la famiglia, è congenito alla sua
logica, perché è centrale nel concetto di persona, appartiene alla dignità della persona. Per questo
per arrivare alla società devo passare alla famiglia, per non cadere nelle aporie del comunismo, che dalla persona giunge in maniera diretta alla società.
  Il lavoro deve per questo assumere l’immagine della giustizia per dare dignità all’uomo. Tutto ciò che si compie nella famiglia deve esprimersi nell’operosità, ognuno infatti diventa uomo, fra l’altro, mediante il lavoro,che è  fondamentale nel processo educativo.
 Nell’esperienza lavorativa si riscatta la dignità della persona, e fuori di essa si  rischia di perderla .
 C’è sia l’aspetto del recuperare il guadagno per mantenere la famiglia e per la realizzazione della persona. E anche il lavoro di chi provvede alle necessità della famiglia con il lavoro domestico è un’altra faccia dello stesso lavoro e con importanti valenze educative.
 La famiglia è questa realtà aperta.  E quindi anche la società deve
regolare i diritti dei lavoratori. Perché il lavoro che schiavizza va ad oscurare il volto dell’uomo
invece che realizzarlo. Per questo occorre purificare il senso del lavoro e la dottrina sociale della chiesa va verso questa impostazione. Nella costituzione europea si è battuto molto
su libertà e uguaglianza, trascurando la fraternità, importantissima. Le radici cristiane erano utili per
avere un format di riferimento per il significato dei valori enunciati. E' questa  la nostra radice culturale, e non si può ridurre il tutto ad una visione soggettiva che non ha rilevanza nella vita sociale.
D'altra parte dall'attuale Governo tecnico che trova riferimento nell'Europa dei burocrati e dei banchieri è veramente difficile che si trovi la volontà per l'inizio  di un nuovo Umanesimo; eppure c'è la voglia di tornare ad una dimensione umana del lavoro una forza ,si auspica aggregatrice.
 Non deve esistere solo la corsa al profitto ma è necessario rivalutare, difendere e proteggere i valori fondamentali, il diritto alla famiglia, al tempo libero, alla socializzazione e al riposo. Uniamoci intorno a questo progetto per non renderci complici di chi considera i lavoratori e i cittadini come semplici numeri.
 Lottiamo per quest'idea perchè in ballo c'è il futuro dell'uomo.

Salvatore Valerio

  ..l’uomo lavora “dispiegando cioè quella stessa attività del pensiero onde anche nell’arte, nella letteratura, nell’erudizione, nella filosofia, l’uomo via via pone a risolvere i problemi in cui si viene annodando e snodando la sua esistenza in atto. Lavora il contadino, lavora l’artigiano e il maestro d’arte, lavora l’artista, il letterato, il filosofo (…)Bisognava che pensatori, scienziati ed artisti si abbracciassero coi lavoratori in questa coscienza della umana universale dignità” (6). L’attività dell’uomo quindi non è incosciente, automatica, come può essere quella di una fabbrica di api e il cui rendimento è costante ed obbligatorio; l’attività dell’uomo e cosciente, volontaria e a rendimento molteplice e variabile, crescente in una varia proporzione, da lui dipendente anche se in molti modi influenzati da fattori esterni. Con i quali fattori esterni, oltre che con il proprio carattere, l’uomo è chiamato a confrontarsi secondo singole e singolari capacità dalle quali deriva la personalità di ognuno; perché gli uomini non sono collettivamente uguali materialmente parlando, anzi, dice Ugo Spirito, sono caratterizzati da una radicale disuguaglianza ed il passaggio dalla disuguaglianza all’uguaglianza è possibile soltanto riconoscendo all’uomo una spiritualità primaria ed abbandonando il concetto di uomo come corpo ed accettando quello dell’uomo come anima (7).
(l'Umanesimo del Lavoro G.Gentile)

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