lunedì 24 settembre 2007

Solidarietà ai Monaci Buddisti

I monaci buddisti guidano 300mila persone in piazza contro il regime birmano
Monaci in marcia
Monaci in marcia
Continuano le proteste in Myanmar

Le quotidiane proteste di piazza contro la giunta militare del Myanmar hanno ormai assunto proporzioni vertiginose, e il regime non sembra più in grado di controllare una massa umana così enorme. Oggi nel giro di poche ore è salito vertiginosamente il livello della partecipazione alla più massiccia contestazione organizzata nelle ultime cinque settimane nell'ex Birmania. Centinaia di migliaia le persone scese in strada, per metà monaci buddhisti, gli altri per lo più studenti, per un totale superiore alle trecentomila unità.

I religiosi hanno chiesto alla popolazione di pregare, di non commettere violenze e di non scandire slogan politici: "Marciamo per il popolo!" e "La bontà prevarrà!", ha detto un monaco con un megafono. Diversi cittadini si stanno unendo alla protesta e diversi portano da mangiare e da bere per i monaci, che da una settimana si sono posti alla testa della protesta pacifica contro la giunta militare che da 45 anni governa col pugno di ferro Myanmar.

I monaci, pur di continuare le loro marce quotidiane, hanno persino sfidato il divieto di tornare in piazza impartito loro dall'organismo al vertice della gerarchia ecclasiastica buddhista controllata dal regime, il comitato del 'Sangha Nayaka', che pretendeva rientrassero tutti nei monasteri ponendo fine alle contestazioni anti-governative.

I religiosi si sono invece riversati nelle vie della vecchia capitale insieme a una torma di sostenitori, sempre più oceanica. Dalla Pagoda d'Oro di Shwedagon, il principale tempio del Paese asiatico, i dimostranti si sono diretti verso il centro di Yangon, sfilando davanti alla sede quasi in rovina della Lnd, la Lega Nazionale per la Democrazia, la maggiore forza di opposizione guidata da Aung San Suu Kyi, premio Nobel per la Pace 1991, segregata agli arresti domiciliari dal 2003.

Esponenti della Lnd hanno dapprima assistito in silenzio alla manifestazione, limitandosi ad applaudire e a inchinarsi in segno di rispetto mentre i monaci passavano davanti al loro quartier generale, intonando preghiere e canti per la pace; poi però si sono messi anch'essi in cammino.

La marcia ben presto ha preso la direzione dell'ex cittadella universitaria, situata in periferia sulle rive di un lago, non lontano da dove sorge la casa-prigione di Suu Kyi. L'antico campus fu teatro nel '98 di una rivolta studentesca, prima di oggi la maggiore insurrezione mai registrata nella storia nazionale, peraltro fatta ben presto stroncare nel sangue dalla giunta con l'intervento delle 'teste di cuoio'. Di recente, per contro, il regime ha scelto un profilo relativamente basso. In giornata il generale Than Shwe, leader della giunta, ha però convocato una seduta di emergenza dei vertici militari che si terrà a Napydaw, il villaggio 400 chilometri a nord di Yangon trasformato nella nuova capitale.

Il Dalai Lama appoggia i monaci
Il Dalai Lama sostiene la protesta pacifica dei monaci buddhisti in Myammar e chiede alla giunta militare birmana di non reagire. "Sostengo pienamente la loro richiesta di libertà e democrazia in Birmania", si legge in una nota diffusa dall'ufficio parigino del leader tibetano, che vive in esilio a Dharamsala, nell'India settentrionale.

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