Considerazioni personali nel quotidiano incedere della vita. Contrastare lo stucchevole potere intimidatorio del politically correct che appiattisce tutto al livello più semplice e più basso e tenta di zittire ogni differenza. Contro la globalizzazione dei cervelli.
martedì 20 gennaio 2009
Il mistero del teschio.
Ai lati della facciata della piccola chiesa dedicata a San Giuseppe in via Manzoni a Foggia, si aprono due minuscoli e suggestivi vicoletti dedicati al patrono della chiesa stessa, protettore dei falegnami. Appena imboccato il caratteristico vicolo che si apre a sinistra della facciata dell’edificio in questione, in basso, lungo lo zoccolo di pietra che contorna questo lato della chiesetta, è murata un’antica lapide, che raffigura, capovolti, un teschio con tiara ed ossa incrociate con simboli della falce.
La lapide è stata murata capovolta e forse un tempo era la pietra tombale di qualche sepoltura o di un ossario; infatti, agli angoli si notano le tracce dei ganci per fissarla al suolo. La raffigurazione della lapide con teschio e tiara, è molto simile alla simbologia massonica del 30° grado, quello del Cavaliere Kadosh, che significa letteralmente santo, dove il teschio con la tiara rappresenta il potere religioso.
Nel rituale massonico il novizio che viene chiamato al 30° grado si trova davanti ad un altare su cui vi sono tre teschi, uno con la tiara e l’altro con la corona, sono questi i simboli dei principali centri di potere: quello religioso e quello civile; il terzo teschio, posto al centro, inghirlandato e trionfante, rappresenterebbe quello del Grande maestro dei Templari, Jacques de Molay.
La chiesetta in questione fu costruita nel Settecento dalla congregazione degli artigiani del legno che, dopo essere stati ospitati presso la chiesa dei Padri Teatini, vollero erigere un edificio sacro da dedicare al loro protettore San Giuseppe. La macabra lapide con teschio e tiara è forse un elemento originario di altro edificio religioso, poi murato ed utilizzato per completare la zoccolatura di pietra della chiesa e, forse, per motivazioni scaramantiche, fissato volutamente capovolto dai muratori che edificarono la chiesetta.
Carmine de Leo da La Gazzetta del Mezzogiorno
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