Considerazioni personali nel quotidiano incedere della vita. Contrastare lo stucchevole potere intimidatorio del politically correct che appiattisce tutto al livello più semplice e più basso e tenta di zittire ogni differenza. Contro la globalizzazione dei cervelli.
lunedì 20 agosto 2007
Che Guevara sempre più logo del capitalismo.Molti fans ignorano i misfatti del guerrigliero.
Dopo aver fatto tanto (o poco?) per distruggere il capitalismo,
Che guevara è diventato un marchio che è la quinta essenza del
capitalismo stesso.Tazze,berretti,accendini,portachiavi,bandiere,
bandane,etc. tutte che raffigurano l'immagine di "Ernesto".
Le trasformazioni del "Che" in un marchio capitalista,non è nuova
ma ha conosciuto un revival puittosto significativo,essendo giunto
anni dopo il "collasso politico- ideologico" di tutto ciò che Guevara
ha rappresentato.E' normale che i fedeli di un culto non conoscano la
verità storica del loro eroe? Non sorprende che gli attuali ammiratori
postcomunisti si autoingannino con esclusione degli argentini che
affermano:"Ho una maglietta del Che e non so perchè".
Pensiamo a chi ha usato il volto del Che come icona di giustizia,
di ribellione agli abusi di potere.
Cablogrammi segreti inviati dall'ambasciata americana dell'Avana
al Dipartimento di Stato parlano di oltre 500 vittime , (c'è chi dice 700)
esecuzioni delle quali questo "eroe" si rese responsabile.
Il grande musicista Jazz Paquito D'Rivera criticò un'altro grande,
Carlos Santana,che si presentò agli Oscar della musica con la maglietta
raffigurante il Che, dicendo: "uno dei cubani uccisi fu mio cugino Bebo,
rinchiuso in carcere perchè cristiano.Dalla sua cella all'alba sentiva
le urla dei tanti condannati a morte senza processo, che morivano al
grido di "Lunga vita a Cristo Re!".
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