Alla vigilia del primo maggio, nei titoloni dei maggiori quotidiani campeggia il monito del Presidente Mattarella sui salari italiani troppo bassi. Alla buon'ora!
Il problema della questione salariale è una delle cause della crisi della sinistra che ha governato l'Italia per lunghi anni e che ha sin qui vissuto di ideologia sui diritti.
Fa una certa impressione che il Presidente della Repubblica si ricordi, della problematica salariale, dopo due anni e mezzo di governo Meloni.
Fare una analisi sui motivi di questo problema non è cosa che si può banalizzare con ragionamenti superficiali. I motivi sono molteplici. La sinistra ed il suo mondo sindacale coglie l'occasione per riaccendere la guerra del salario minimo ritenuta l'unica soluzione al problema.
Invece, ascoltando chi capisce di economia, dovrebbe essere la produttività e la crescita i riferimenti capaci di far ripartire i nostri stipendi. Ci sono state scelte sbagliate che hanno causato l'attuale problematica salariale tra queste c'è il "reddito di cittadinanza", uno scriteriato modello che ha elargito danaro a pioggia senza prevedere provvedimenti su una eventuale formazione lavoro.
Questo è un problema che è stato rimosso da una certa politica e dai Sindacati, quest'ultimi inclini solo a utilizzare la gestione del problema a suon di slogan.
I numeri dell'Ocse: i redditi dei lavoratori italiani -a parità di potere di acquisto- dal 1991 al 2023 sono scesi del 2,3%, contro un aumento del 30% degli altri paesi. Questi numeri non evidenziano che la singola ora lavorata oggi è pagata meno di quanto fosse nel 1991. Ciò che è cambiata è la struttura del mercato del lavoro, in peggio. E' aumentata la percentuale di lavoratori stranieri, con condizioni al ribasso. Aumentata notevolmente anche l'esternalizzazione dei servizi. Abbiamo evidenziato queste mutazioni nella struttura del mercato lavoro, che insieme ad una crescita salariale modesta, spiegano il motivo per cui l'indicatore Ocse è sceso in media. A tutto ciò mettiamoci pure i "contratti pirata" sottoscritti da sindacati poco rappresentativi. Insomma le motivazioni sono molteplici.
Sta di fatto però che ci sono stati negli ultimi tempi, oltre un milione e mezzo di nuovi contratti a tempo indeterminato. Il tasso di occupazione al 63% , il più alto di sempre. Scende il tasso di disoccupazione tra i giovani (tra 15-24 anni), con un calo di 7 punti percentuali rispetto al 2022.
Per fortuna per l'attuale governo il lavoro non è uno slogan , ma qualcosa di concreto.
Inoltre i dati ISTAT dell'economia italiana segnalano una accelerazione.
Nel primo trimestre 2025 certificano un +0,3% che è da considerarsi una crescita positiva migliore, rispetto ad altri paesi europei. Se lo rapportiamo al primo trimestre 2024 è un + 0,6%.
Si può fare di più? Certamente si DEVE fare di più ricordando, in primis, la sicurezza sul lavoro.
Buon primo maggio!
@salvatorevalerio